La volantinatrice fumante

28 Febbraio 2011

Mi è tornata in mente in questi giorni una scena vista nelle due ore e mezzo al freddo in attesa di A2A (grrrr) davanti al cancello del condominio milanese che mi ospita. Ero lì a battere i denti, quando ho visto trotterellare di portone in portone una ragazzina con uno zainone sulle spalle: così, a occhio, una studentessa del (vicino) Politecnico intenta a raccimolare qualche Euro distribuendo volantini. Un po’ di volantini distribuiti, poi una sigaretta; un altro po’ di volantini, un’altra sigaretta, su e giù per la via.

Ho pensato che la paga (in nero, immagino) di quelle ore passate per le vie di Milano non poteva essere molto maggiore del costo delle sigarette consumate per riscaldarsi. Da buon pigro ho pensato: ma chi glielo fa fare? Se proprio non aveva da studiare, non le conveniva rimanere a letto a dormire fino a tardi? Poi mi son auto-detto di farmi i fattacci miei e non ho più pensato a quel buffo personaggio e alle mie farneticanti ipotesi. Fino a stamattina in treno, mentre smistavo curricula stile ufficio postale.

Ultimamente, infatti, la mia principale attività nel tempo libero è cercare di trovare lavoro ad amici e conoscenti. Immagino sia colpa della crisi, che nell’ultimo biennio ha spezzato molti contratti temporanei e non ha certo creato opportunità “imprenditoriali” sufficienti per assorbire il riflusso. D’altronde chi assume (e questa è invece parte integrante delle mie ore lavorative) cerca insistentemente persone giovani, possibilmente neo-laureate e spesso non le trova, perché incontrano facilmente altre opportunità.

Rimangono indietro perciò le persone con qualche anno in più ed è su questo che mi è tornata in mente la volantinatrice: i curricula dei più grandicelli spesso includono attività strane, buchi ingiustificati, periodi persi in lavori poco qualificanti. Mi rendo conto che non è colpa di chi mi ha inviato il CV: magari queste persone volevano fare il lavoro dei propri sogni, ma poi l’esigenza di metter da parte qualche soldino per tirare avanti quotidianamente (o per studiare) ha fatto perdere anni e pazienza.

Ci siamo passati tutti. Chiunque abbia fatto l’Università fuori casa è stato tentato di fare il baby-sitter o il volantinatore o il promoter nei centri commerciali per ottenere i fondi necessari per condurre una vita più comoda. Chi l’ha fatto, ha ora un bel patrimonio di esperienze diversificato, anche se farebbe bene a non citarlo sul curriculum; chi non l’ha fatto e ha cercato di correre correre correre per finire gli studi, oggi magari è in preda a rimpianti e rimorsi per non aver assaporato fino in fondo quell’età.

Sarebbe bello trovare un equilibrio, ma di fatto non c’è: sono modi molto diversi di intendere quel periodo cruciale che è la vita universitaria, che incidono sui curricula più del voto finale o del corso di laurea scelto. Le borse di studio e gli altri incentivi dovrebbero servire a concentrarsi totalmente sullo studio anche a chi ha problemi economici; peccato che, come spesso avviene in Italia, vengano assegnate secondo criteri poco trasparenti e comunque non sempre riescano a garantire l’equilibrio citato.

Riassumendo, se siete studenti universitari di passaggio su questo blog, seguite un consiglio: studiate e state rigidamente nei tempi previsti dai vostri percorsi di studi, cogliendo opportunità di crescita come l’Erasmus o lo stage in azienda in maniera strategica, non fini a sé stesse. Sacrificate le sigarette o altri piccoli vizi per tenere bassi i costi, ma ovviamente non è necessario viviate in clausura: divertitevi, godetevi uno dei periodi più belli della vostra vita. Se avete scelto il corso che fa per voi, non avrete difficoltà.



One Comment to “La volantinatrice fumante”

  1. Passeroad | Marzo 1st, 2011 at 03:03

    Godetevela.
    Lavorai per mantenermi all’università pur facendola nella città dov’ero nato.
    Il lavoro, che nulla centrava col mio percorso di studi, mi ha dato tante soddisfazioni e mi ha permesso di accumulare esperienza che mi è tornata utile dopo, conoscere colleghi favolosi, nonchè di mettere da parte soldi per quello che avrei fatto dopo.
    L’Erasmus è forse l’unica mancanza ma ai tempi la mia testa era per arrivare da un’altra parte.
    L’università si fa per viverla, ma soprattutto studiate ciò che vi piace veramente senza farvi prendere dall’ansia “che con quella laurea non troverai mai lavoro”.

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