La regola dei 35 anni

15 Novembre 2011

Sembra sempre più conosciuta la cosiddetta regola dei 35 anni. In sintesi, questa regola tramandata di trentenne in trentenne stabilisce che il livello professionale/sociale che raggiungerai entro i 35 anni sarà quello che poi conserverai per il resto della tua vita. C’è sempre il rischio di tornare indietro (leggi: disastri delle aziende e conseguenti licenziamenti), ma raramente di andare molto avanti.

A pensarci, la regola è un po’ brutale dal punto di vista professionale. Se è vero che spiega il perché molti (inconsciamente o meno) si sbattano tanto per arrivare a posizioni importanti entro quell’età, in qualche modo poi tarpa le ali per i 30 anni (almeno, visto il trend pensionistico) di carriera successivi. Se faccio mente locale, la regola è valsa per molti dei trentenni incontrati negli scorsi anni.

Per quanto mi riguarda io sono professionalmente sereno; continuerò ovviamente a lavorare bene ma penso di avere una posizione sensata sul medio termine. Sul lungo, onestamente, non faccio alcuna previsione, visto l’andazzo macroeconomico: le storie difficili di alcuni lettori della Cuccia di cui ho grande stima insegnano che la sòla è dietro l’angolo e questi tempi in effetti non aiutano.

Il dubbio di fondo è che la regola dei 35 anni abbia un senso se nel frattempo si è messa su famiglia. Se arrivi a quell’età e ad esempio hai dei figli, il fatto di rimanere lavorativamente tranquillo senza azzardi magari più remunerativi ma appunto più rischiosi, sicuramente fa parte del gioco. Ma cosa succede se non sei riuscito a trovare un/una partner e magari aver fatto i figli in questione?

Probabilmente è lì che iniziano le complicazioni della pur semplice regoletta di fondo. È lì che si creano quelle situazioni un po’ paradossali di quarantenni che improvvisamente vogliono diventare madri/padri o di trentenni che tutto a un tratto si sentono in ritardo e cominciano a correre ai ripari, creando bolle utilitaristiche più che sentimentali, ottime per finire con divorzi dolorosi per entrambi.

Tra un mesetto varcherò la soglia dei 33 anni. Sono lontano un paio d’anni dal salto dello squalo e quindi guardo con curiosità a cosa mi aspetta nel prossimo biennio. Sia professionalmente, visto che dubito si possa fare grande carriera con il contesto che ci circonda, sia dal punto di vista personale. Ovviamente, la speranza è di non diventare uno zimbello anch’io, da qui a qualche anno.



6 Comments to “La regola dei 35 anni”

  1. Autoscuola Torino | Novembre 27th, 2011 at 22:15

    Tutte le regole hanno le loro eccezioni. Tuttavia mi sembra una regola ragionevole

  2. diegob | Dicembre 3rd, 2011 at 12:52

    può essere un buon schema di sintesi, ma come «regola» mi pare poco attendibile

    questo perchè la nostra vita anagrafica si intreccia con quelle che sono le evoluzioni tecnologiche

    per esser chiaro, io ho 55 anni compiuti, ma quando ne avevo circa 45, cioè ben oltre la soglia indicata, è avvenuto che l’internet ha cambiato completamente il modo di lavorare e, forse, di vivere e, senz’altro, di comunicare

    se, per ipotesi neanche tanto remota, saremo travolti da una spaventosa crisi economica, ci sarà chi a 50 o 60 anni tirerà fuori vecchie capacità di gioventù, magari coltivare un orto, saper cucinare, o magari addirittura arrangiarsi con qualcosa di illegale

    siamo, noi umani, estremamente plastici e le rigidità, per lo più, le inventiamo a supporto di punti di vista eteroantropici

    comunque, bel post, leggerò ancora queste tue pagine

  3. Pingback dall’articolo » Federico Pizzarotti | Maggio 22nd, 2012 at 21:40

    […] Quella di Federico Pizzarotti è anche una bella deroga (seppur di pochi anni) alla regola dei 35 anni, ma non di certo una giustificazione nello stare ulteriormente fermi aspettando che un qualche salto verso più alte vette possa arrivare perché sollecitato da altri. […]

  4. Pingback dall’articolo » Deprivazione relativa | Marzo 14th, 2016 at 21:30

    […] Dopo essere rimasto vittima della regola dei 35 anni, veleggio in una relativa mediocrità. […]

  5. Pingback dall’articolo » Sei mesi da papà in contumacia | Gennaio 26th, 2018 at 21:01

    […] Eva ha sacrificato la sua carriera per gestire la casa e accompagnare la crescita della bimba; io sento molto il peso di dar loro il pane quotidiano, ma vorrei essere più presente.

  6. Pingback dall’articolo » Cambiare vita in cinque anni | Agosto 26th, 2018 at 21:53

    […] In questi cinque anni ho anche cambiato lavoro, o quantomeno società/posizione pur rimanendo all’interno dello stesso Gruppo. Probabilmente l’ambito lavorativo rimane l’aspetto oscuro di tutta la vicenda, ma forse il senso di deprivazione relativa è comunque diminuito grazie al miglioramento della vita privata. Avrei potuto cambiare società già in quei tempi di Genova e “fare carriera”, ma forse ero davvero troppo impegnato a pensare al mio futuro con Eva. Ipotizzando che ora stia partendo un nuovo ciclo, sarebbe bello dimostrare che la regola dei 35 anni è sbagliata, che sono ancora in tempo per ri-concentrarmi sul lavoro e trovare un migliore equilibrio anche lì. […]

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