Quando ormai erano passate le 11, stasera guardavo in faccia il mio Cliente mentre si spremeva le meningi sull’output di un’agenzia creativa troppo poco creativa persino per il sonnolente ambiente genovese, cercando di richiamare a memoria i contenuti di un post del 2005.

Non è che sia autistico (almeno, non del tutto), però ricordavo quelle sere estenuanti di luglio 2005, chiuso nel caldo notturno di un ufficio milanese, oltre al fatto di essermi “sfogato” quaggiù. Ironia della sorte vuole che le tematiche in gioco siano simili, ma il contesto è diverso.

Ai tempi non ero dipendente della Società di consulenza, ma un giovane free-lance che in qualche modo faceva la notte con i capetti della Società per capire meglio dove andare a parare il giorno dopo; ora qualche responsabilità ce l’ho io e la notte la faccio direttamente col Cliente.

Bel salto in avanti, eh. Sempre di vita rovinata si tratta. Per di più, allora avevo sì il problema di fondo di costruirmi una credibilità prima rispetto alla Società e poi verso il Cliente finale; oggi magari posso contare sulla prima, ma proprio per quello è più dura la seconda.

Essendo venerdì, molte persone hanno finito la giornata lavorativa verso le 16. Io oltre 7 ore dopo, dopo essere arrivato negli uffici del Cliente verso le 8 del mattino. Quindici ore passate principalmente a parlare, a tutti i livelli, dai Top Manager agli “operativi”. Cosa ci rimane?

Domani è sabato e ci saranno le ricadute delle riunioni diurne/notturne di oggi. La domenica non sarà molto diversa, poi tante serate in salita verso una presentazione finale importante a fine mese. Importante per il Progetto, certo. Ma un evento irrisorio nella vita reale di tutti.



Leave a Comment