Ieri sera mio padre notava come nelle repliche di Zelig del 2009 si parlasse diffusamente di crisi; in effetti ai tempi si diceva che fossimo al picco dopo i melodrammi di fine 2008, con poca visibilità su ciò che sarebbero stati gli anni successivi. La cosa interessante è che 2010 e 2011 siano poi stati vissuti in maniera molto differente da tutti noi: per qualcuno è stato positivo il 2010 e disastroso il 2011 (tipo me), altri oggi si lamentano del 2012 rimpiangendo 2010 e 2011.

Dopo le versioni degli scorsi anni, in cui “commemoravo” l’incidente di San Vitaliano del 2009, continuo la piccola tradizione del blog dedicando qualche riga a questa sorta di bilancio di metà anno. Perché è facile fare bilanci, molto più difficile ipotizzare previsioni. Il sentiment personale è necessariamente più positivo rispetto allo scorso anno, sebbene non siano poi migliorate drasticamente tutte le cose. Però almeno la vita genovese è piacevole e spero duri ancora per qualche mese.

La cosa non è affatto scontata, visto che in questo tipo di lavori è difficile avere continuità per più di un semestre. Questo fa sì che però, di attesa in attesa, gli anni volino veloci. Quindi gli scorsi San Vitaliano sembrano allo stesso tempo lontani e vicini, ma quello che c’è prima è irrimediabilmente lontano. La vita a Bergamo o l’ultimo rapporto sentimentale sono ormai vaghe tracce nella memoria, che in qualche modo la Cuccia aiuta a ricordare nei momenti di nostalgia.

Stiamo insistendo sul Cliente per avere un altro anno di lavoro qui a Genova: cosa che da un lato mi rende felice dal punto di vista della qualità della vita, dall’altro mi fa pensare che potrei rapidamente arrivare al prossimo anniversario ritrovandomi fermo a dove sono ora, solo e perplesso. E no, non dite “Spegni il PC e vai a trovarti una morosa”, perché sarebbe un puro esercizio teorico. Io il PC posso anche spegnerlo e uscire, ma a quest’ora troverei sì e no gli spazzini.



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