Non è che ci provi tutto ‘sto gusto, a dire di persona e scrivere qui sul blog che ogni volta che voto la mia preferenza finisce nel cestino. Persino questa volta, in cui finalmente avevo azzeccato la coalizione vincente, devo ammettere che è andata così: il partito per il quale ho votato ha raccolto una manciata di voti, la coalizione “Per il bene comune” non riuscirà a governare nonostante il vergognoso premio di maggioranza alla Camera. Dovrebbe consolarmi l’aver scoperto un milione di persone con le mie stesse preferenze? No, perché la sensazione è che Sinistra Ecologia Libertà sia stata votata da radical chic, sinistroidi benestanti e parte dell’establishment universitario. Il che mi fa pensare di essere in buona compagnia, ma conferma che ormai in Italia sinistra = gauche caviar, altro che proletariato arrabbiato e rivoluzionario.

Quello, con tutta evidenza, ha votato insieme a precari e commercianti spaccandosi tra PdL e Movimento 5 Stelle; il Partito Democratico è riuscito a intercettare qualche milione di voti di dipendenti privati e pubblici, quelli che solitamente nessuno tutela. Non è chiaro se bisogna ringraziare Berlusconi per essere tornato in campo salvando il Paese dal monocolore grillino oppure essere grati al nuovo movimento per aver evitato un pienone di voti a destra. Il che sarebbe stato assurdo: avevo azzeccato la quota del M5S (domenica sera in aereo parlavo di un quarto dei voti e di 1°/2° partito) ma avevo del tutto sottovalutato la performance del Centrodestra. Parlando di voti alle Amministrative un anno fa avevo intuito che il M5S fosse destinato a un futuro politico brillante, ma onestamente vedendo il PdL quasi azzerato, pensavo fosse finito davvero.

E invece no, il Centrodestra non è risultato la prima coalizione giusto per un pugno di voti. Ce lo siamo detti tante volte che evidentemente l’Italia è un Paese di Centrodestra, ma a questo punto, visto il risultato ridicolo di Monti/Casini/Giannino/similari, probabilmente è proprio di Destra, includendo sotto questa etichetta la Lega e la miriade di partitini amici del PdL che comunque nel loro complesso hanno accumulato milioni di voti. O forse non è nemmeno così: è un Paese filo-Berlusconi, con un innamoramento perdurante e all’apparenza incomprensibile. Quantomeno incomprensibile a molti di noi che abbiamo perso completamente il polso del Paese reale, incomprensibile per gli osservatori esteri, incomprensibile per i politici di Centrosinistra. Che ora devono seriamente pensare a come ripartire, con enorme difficoltà.

Cinque anni fa ci lamentavamo che la sinistra fosse scomparsa dal Parlamento; oggi è ritornata, grazie a voti come il mio e a candidati dal bel profilo come la calabrese Celeste Costantino, eletta fortunatamente in Piemonte. Da noi in Calabria non avrebbe avuto speranze: molta gente ha preferito votare per obbedienza di partito personaggi del calibro di Bindi, Scilipoti, Minniti. C’è quindi poco da meravigliarsi se poi intere generazioni abbiano voluto provare i nuovi volti del Movimento 5 Stelle, che è riuscito a vincere, soprattutto alla Camera, in molti dei paesini italiani. Io ribadisco che la mia distanza dal loro programma era troppo eccessiva per ottenere il mio voto; è pur vero però che su Voisietequi io sia stato terribilmente posizionato vicino al PD, molto più che a SEL. Mi sembra però evidente che nessuno abbia votato leggendo i programmi.

Quanti neo-grillini hanno dato il voto al M5S conoscendone le indicazioni programmatiche al di là degli slogan? Alle elezioni di Parma che hanno eletto Federico Pizzarotti l’elettorato era stato soprattutto di centrodestra, vista la contrapposizione forte col candidato PD locale; stavolta su scala nazionale il M5S ha preso voti ovunque, da chiunque. Il Censis ha provato a indagare la provenienza politica degli elettori, ma si è scontrato col solito fenomeno per cui nessuno dichiara il voto al Centrodestra nei sondaggi; quindi all’apparenza tutti ex di sinistra. Ma questo non è affatto vero: probabilmente è stato davvero un voto non-ideologico, un voto di protesta contro i partiti tradizionali. Il punto è che una volta per protestare si scendeva in piazza con bandiere e forconi, ora si vota ottenendo ingovernabilità e camere impresentabili su tutti i fronti.

Ho già beccato schiaffi economici immediati per il crollo dei mercati dovuta alla (non nuova) instabilità politica; il vero problema tuttavia è che questo clima inconcludente, unito alla crisi economica infinita, sta ingessando e potrebbe ingessare per anni il mercato del lavoro, direttamente o indirettamente. Quale cliente vorrà dare lavoro a noi consulenti non sapendo di che morte morire? Quale società vorrà assumere a tempo indeterminato nuove Risorse non avendo visibilità dell’evoluzione macroeconomica nel medio termine? Quante opere rimarranno appese, incomplete, a causa dell’impossibilità di sbloccare appalti e recuperare finanziamenti? Quante ulteriori tasse sul lavoro dipendente saranno necessarie per sanare i possibili effetti della stasi sui titoli pubblici italiani? Grazie a chi ha votato PDL, M5S, Lista Monti e cavolate varie.



2 Comments to “Le ennesime elezioni perse, pur essendo nella coalizione vincente”

  1. Pingback dall’articolo » Sono un elettore mediamente confuso | Aprile 30th, 2013 at 22:44

    […] due mesi fa parlavo di elezioni perse non ero stato poi così pessimista […]

  2. lisa | Maggio 30th, 2013 at 13:11

    Non mi capita mai di fare commenti sui blog che leggo, ma in questo caso faccio un’eccezione, perche’ il blog merita davvero e voglio scriverlo a chiare lettere.

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