Ieri non erano solo gli utenti dei social network a essere in lutto. Anche le principali testate giornalistiche hanno dato la notizia in prima pagina della scomparsa di Marco Zamperini, accompagnata da onori alla memoria. Tutti abbiamo appuntato qua e là parole di cordoglio, pur consci che il Funkyprofessor amava essere gioviale e di buon umore, in Rete e non. Una certa serenità d’animo traspariva anche dalla vita privata raccontata con immagini, tweet e post pubblicati in lustri di vita in Rete.

La famiglia Zamperini

Marco aveva già avuto un infarto a 43 anni e da allora conduceva una vita sobria e sorrideva con serenità davanti alle sfide quotidiane, in cui coinvolgeva le tre donne della sua vita: la brillante Paola e le figlie Blanca e Rebecca, anch’esse attive in Rete dalla più tenera età. Vedere un padre che muore a 50 anni lasciando due figlie ragazzine è straziante. Basta un infarto ed è tutto finito, in pochi istanti, pur abitando in una città ricca di opportunità mediche come Milano.

A voglia a fare prevenzione: tutti cerchiamo di mantenere il colesterolo sotto controllo, non fumiamo e cerchiamo di sgranchirci le gambe. Purtroppo il caso di Marco dimostra che non è sufficiente per salvarsi. Sebbene giusto qualche settimana fa leggevo che teoricamente non c’è una grande relazione tra stress lavorativo e infarti, qualche dubbio sullo stile di vita complessivo rimane. Il fatto che Marco facesse il mio stesso lavoro, anche se con 15 anni di vita in più, non tranquillizza.

Leggo le parole innamorate della moglie sul suo blog e ripenso a quanto avessi sofferto quando è morta mia nonna: sono proprio i drammi come questo a crearti più rischi di infarto. Il mio cuore si è subito fatto sentire quando ho avuto colpi pesanti negli anni, mai strettamente lavorativi: quello è uno dei fronti che mi ha dato meno preoccupazioni. Resta la sensazione dell’ennesimo fantasma su cui non si può avere controllo, come possono essere il cancro o le malattie genetiche.

Immagino che se ci si lascia prendere dalla paura non si vive più e in qualche modo l’insegnamento di Marco, soprattutto quello offerto successivamente al suo primo infarto, penso debba indicarci la strada da seguire. Per diventare uomini adulti e mettere in piedi una famiglia, per assumere posizioni di responsabilità in ambito lavorativo, per essere un faro nella comunicazione digitale, un riferimento per tutti come lo era il “nostro” professore funky.



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