Durante l’infinita trattativa relativa all’attuale progetto a Sondrio, le figure dello staffing progettuale erano comunque abbastanza definite: in fin dei conti l’ennesimo progetto sugli stessi argomenti nello stesso settore industriale, quindi ormai un’idea me la son fatta. Come nelle volte precedenti, il mix era di persone “Senior” interne, persone più giovani e un professionista esterno molto ferrato su un argomento che per noi non è core business. Tra le altre figure, avevo inserito anche una posizione da stagista e solo uno sciocco potrebbe pensare che per noi gli stage siano un modo di affamare giovani neolaureati. Il compenso netto mensile infatti supera i 1.100 Euro al mese, considerando anche i buoni pasto. Il lavoro non è certo fare fotocopie come nelle peggiori barzellette, ma è quello normale del consulente, con qualche paracadute in più: dal primo giorno dal Cliente fino alla fine del sesto mese, poi è abbastanza naturale la trasformazione in apprendistato, cioè altri due anni di benefici fiscali per tutti.

Una volta apprendisti, di fatto i ragazzi vengono considerati dipendenti a tutti gli effetti e così anche la conversione a tempo indeterminato è abbastanza naturale: d’altra parte dopo aver investito 2 anni e mezzo di formazione su un giovane neo-laureato, scelto dopo un’infinita selezione, sarebbe folle lasciarlo andare. Il meccanismo funziona da ormai qualche anno e ha fatto sì che un’intera generazione di giovani brillanti ora abbia posti di responsabilità negli ambiti su cui si sono spesi meglio. Poi quest’anno il meccanismo si è inceppato. La nuova normativa sul lavoro, evidentemente concepita per tentare di favorire l’aumento dell’occupazione ma senza la forza di scoraggiare i furbetti del quartierino, ha terribilmente complicato le modalità di inserimento in azienda dei più giovani. In particolare, è di fatto impossibile prendere stagisti: bisognerebbe infatti assumere anche invalidi di varia natura, cosa non facile per questo tipo di lavoro, per quanto sia “da ufficio” (ma sempre in mobilità).

Per uscire dall’impasse sullo staffing a Sondrio, ho proposto di concentrare l’attenzione su un possibile contratto a progetto, con un budget un po’ più ampio, intorno ai 2.000 Euro più trasferta. Ho provato a cercare profili adeguati, ma solo pochi candidati si son fidati: quando finalmente ho trovato una persona interessata e con una micro-esperienza in ambito grafico, la proposta di contratto è partita subito, salvo arenarsi pochi giorni dopo. Anche in questo caso, per merito della nuova normativa sul lavoro. Il vincolo stavolta stava nel fatto che il candidato in questione fosse iscritto all’albo dei pubblicisti e pertanto l’azienda ritenesse contrario alla legge proporgli un contratto a progetto. Così l’offerta si è trasformata ancora: non più contratto a progetto, ma con partita IVA. Il povero candidato si è così visto costretto ad aprirla e l’azienda ha messo l’IVA on top sul budget. Ora che il progetto è partito il neo-imprenditore di soldi non ne ha ancora visti, considerando il pagamento a 30 giorni dalla fattura.

Se la persona in questione fosse valida, non sarebbe un problema trovare altre opportunità di collaborazione durante l’anno, in continuità presso lo stesso cliente in caso di rinnovi oppure in contesti diversi. Ma tanto per cambiare anche qui c’è la sòla: in caso di troppi lavori con la stessa azienda (in questo caso noi) scatterebbe addirittura una sanzione. Quindi l’unico modo di collaborare ancora sarebbe trovare una società terza per tentare giri di fatture incrociate, con qualche furbo che guadagnerebbe sulla disperazione altrui. Si parla tanto di skill shortage, cioè di difficoltà per le aziende di assumere candidati validi, eppure in questa selva di leggi gli unici a ottenere vantaggi sono società senza scrupoli che sulle magagne ci campano. Ogni tanto becco in aereo qualche mio coetaneo precario (a quasi 36 anni!) e mi viene da piangere sentendo storie di difficoltà imperiture e di impossibilità di mettere su casa, famiglia e futuro. Cosa avrebbe ottenuto alla fine il legislatore con queste leggi?

Solo costi in più per l’azienda, meno prospettive di assunzione per il candidato, lo sviluppo di possibili forme di sfruttamento da parte di terzi, tanta insicurezza in più nel sistema invece di un normale processo di selezione e inserimento di una risorsa in un’azienda che cresce con percentuali a due cifre ogni anno. In un mercato del lavoro sempre più terziarizzato come quello italiano d’altronde poche società davvero innovative possono continuare a crescere e si parla di cifre di circa il 7% del PIL in Germania contro il 2% in Italia anche per questa incapacità strutturale di inserire i tanto ricercati “talenti”, farli crescere, responsabilizzarli. Sicuramente rimangono al palo i laureati con voti bassi e chi non ha spirito di iniziativa, ma per tutti gli altri le occasioni non mancano: certo il contesto legislativo e le prassi delle aziende non aiutano a sviluppare un mercato del lavoro equilibrato. Ogni tanto mi torna la voglia di fare l’imprenditore, ma chi me lo fa fare in un contesto così stupidamente complesso?



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