Qualche giorno fa ho superato i 500 contatti su LinkedIn: considerando che sono un po’ schizzinoso nell’accettare richieste di contatto (penso ci sia sempre implicito un minimo di endorsement nel farlo) non sono pochi. Nonostante questo, se scorro la lista delle possibili persone con cui mettersi in contatto ne ri-scopro sempre. Cosa un po’ diversa da quanto avviene su Facebook. Mettiamola così: non è che i suggerimenti di Facebook siano sbagliati, ma una cosa è recuperare un vecchio contatto lavorativo confidando nell’antica stima reciproca, un’altra è crogiolarsi nel passato delle foto invecchiate dei propri compaesani o voler inserire come “amici” contatti dell’agenda professionale, con cui non c’è nemmeno il pur minino di confidenza, non dico amicizia.

Oggi in uno dei miei noiosissimi viaggi Milano-Sondrio, prima di passare a leggere un libro regalatomi da Eva, ho approfittato degli ultimi minuti di batteria del PC per fare un po’ di statistiche maccheroniche su chi siano gli attuali “amici” di Facebook. Già il fatto stesso di scorrere i circa 290 nomi è stato un esercizio interessante per rinfrescare la memoria e rivedere facce che nonostante questo “collegamento” in realtà poi non compaiono mai tra gli aggiornamenti del social network. Questa potrebbe essere una prima divisione di massima (arrotondando):

  • Persone conosciute in ambienti di formazione (scuola superiore, università, master vari): circa 80
  • Persone conosciute in ambito lavorativo (colleghi, clienti, collaboratori, parenti di colleghi): circa 120
  • Persone conosciute su Internet: circa 40
  • Parenti/parenti di parenti: una decina
  • Persone conosciute offline (esclusi i raggruppamenti precedenti): circa 40.

I “circa” sono dovuti al criterio non esattamente scientifico: sulla definizione di “parente” si potrebbe discutere e alcuni contatti incrociati in ambiente lavorativo poi sono diventati amici “veri” a furia di frequentarli su Internet; alcuni compagni di master sono diventati colleghi; tra le persone conosciute offline i compagni di scuola di elementari e medie, pochi quelli non di Tiriolo. La classificazione stessa peraltro dà ragione a Facebook: se quasi la metà dei contatti ha origine nel mondo lavorativo, può aver senso consigliarmi di aggiungere persone della stessa società o “rubate” dal mio smartphone. Forse un po’ più sorprendente che i contatti Internettari siano “appena” una quarantina; in questo la cernita costante probabilmente ha dato i suoi frutti.

Un numero interessante è quello degli stranieri: visto che sulla mia timeline sono frequentissimi, pensavo fossero tanti. In realtà sono una trentina, quindi più o meno uno su dieci. La maggior parte risalgono ai master a Torino e Nizza, che erano per loro natura fucine di amicizie internazionali. Molti di loro mi mancano un po’, ma come dicevo sono anche tra quelli che “leggo” di più. Il dato più sorprendente è forse quello delle relazioni tra italiani e stranieri: ne ho contate una quindicina, di cui la maggior parte con persone africane o giapponesi. Non saprei come interpretare questo 6%: sono quasi tutte persone sposate, la maggior parte sono uomini, molti (ma non tutti) condividono con me una certa timidezza, ma magari è una coincidenza.



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