A Expo 2015 di giorno

18 Ottobre 2015

Dopo l’esperienza serale di luglio, è alla fine arrivata quella “diurna” a Expo 2015. Alla fine in tutti i sensi, visto che in un paio di settimane l’evento chiuderà per sempre: eppure tutto sommato questo è il periodo migliore, almeno dal punto di vista climatico. Il punto è che sembrano averlo pensati in tanti: ormai tutti i weekend si superano in scioltezza i 250.000 visitatori al giorno e questo equivale a un affollamento mostruoso in ogni angolo.

L’idea smart di ieri è stata quella di entrare dall’entrata Est (Roserio) in modo da percorrere “controcorrente” il flusso: non solo apre un’ora prima delle altre (ufficialmente alle 9, in realtà ho notato che oltre mezz’ora prima sono partiti i controlli di sicurezza), ma in più permette di arrivare all’entrata opposta, quella della metro, nel tardo pomeriggio, quando arrivano meno persone (prima della ripresa con “sconto” per chi entra alle 18).

Al di là di questo esercizio di buon senso, comunque, più che la strategia conta la pazienza: è umanamente impossibile avvicinarsi ai padiglioni più noti (Zero, Giappone, Italia e altri “grandi”), ma ci sono spunti interessanti nei vari “cluster” e nei padiglioni corporate. Ho visto cose carine in alcuni padiglioni africani e asiatici e da Alitalia-Etihad; non mi hanno convinto molto Slow Food e spazi verdi teoricamente destinati a presentare piante e alberi.

L’unico padiglione di dimensioni maggiori visitato è stato quello dell’Indonesia, facendo di necessità virtù dell’ora di attesa tra l’ingresso alle 9 e l’apertura dei padiglioni ale 10; il profumo delle spezie mi ha un po’ emozionato, ricordandomi la mia Eva e la sua India. In fin dei conti questo viaggio in miniatura intorno al mondo funziona meglio quando riesce a solleticare ricordi, speranze e progetti di veri viaggi nei paesi più lontani da noi.

Rispetto alla buona esperienza culinaria basca dell’altra volta, questa volta il pranzo al ristorante algerino è stato terribile: 22 Euro per un cuscus di pollo imbarazzante, che arrivavano a 30 con dolce (tiramisù…), acqua e tè. Da quello che ho visto in giro, comunque, siamo stati fortunati: tanto junk food e ancora peggio tanto cibo da self service, di quelli che non visiteremmo mai in città e centri commerciali, peggio delle mense.

Per concludere idealmente la visita con quello che amano definire “l’unico padiglione a Milano”, oggi abbiamo visitato le mostre in Triennale dedicate al rapporto tra cibo e arte: abbastanza eterogenee tra loro, ma comunque per la maggior parte interessanti. Qualcuno ha detto anche più di alcuni padiglioni dell’Expo stessa, ma per correttezza sospendo il giudizio: in fin dei conti chi li ha visti? Magari erano belli anche all’interno.

Sono contento di essere andato, probabilmente per l’ultima volta prima della chiusura: è stato un bel modo di passare un weekend in famiglia e sono sicuro che se avessi avuto dei bimbi sarebbero stati molto felici di raccogliere spunti dal mondo e timbrini di ogni Paese. Noi grandicelli siamo forse un po’ troppo smaliziati, ma è un bene che ogni tanto qualche manifestazione ci faccia capire quanti siamo al mondo e quanto siamo diversi.



2 Comments to “A Expo 2015 di giorno”

  1. Pingback dall’articolo » Mal di denti | Novembre 30th, 2015 at 21:15

    […] Successivamente, a cavallo dell’estate e dell’autunno, ho avuto un po’ di momenti di crisi, ad esempio nel weekend del matrimonio di mia sorella o in quello coi miei all’Expo: il che mi ha fatto sospettare che ci sia una relazione tra il mal di denti e lo stare fuori ma anche col tanto cibo, che sono un po’ le due cose più frequenti quando siamo insieme. […]

  2. Pingback dall’articolo » Un weekend con Margherita e i suoi nonni | Novembre 5th, 2019 at 21:10

    La volta precedente dei miei genitori a Milano la mia vita era piuttosto differente: non ero sposato, non c’era Margherita, non avevo mai visitato Pero né certo pensato di andarci ad abitare. Curiosamente, eravamo andati all’Expo, che oggi posso guardare dalla finestra: ma il baricentro, al netto di quella giornata, era ovviamente stato a Milano. […]

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