Oggi Margherita compie sei mesi e, nemmeno a dirlo, non sono con lei. Vero che da quando è nata un po’ di “mesiversari” li abbiamo passati insieme facendo acrobazie tra Milano e Calabria; ma questo che è un po’ più rilevante, lo sto passando in Veneto. La buona notizia è che almeno domani vedrò mia sorella in Friuli, incinta anche lei.

Assodato che non saranno le migliaia di Euro spese in vestitini e latte artificiale spediti via Internet ad assolvermi, mi domando se almeno nelle giornate passate insieme io sia stato un bravo papà per Margherita. Ho provato duramente, sul serio: un mestiere del tutto nuovo, drasticamente diverso da qualsiasi cosa vissuta in precedenza.

Eva è una brava mamma, sono fiero di lei. Se nel primo mese di vita lei si occupava del latte al seno e io di quello artificiale, poi lei ha preso in carico non solo l’allattamento, ma anche lo svezzamento. Se io cambiavo pannolini quando la bimba stava ferma a guardarmi, ora lei riesce a “domarla” mentre cerca di fare capriole sul letto o nel bagnetto.

Io cerco di fare il più possibile nei pochi giorni in cui siamo insieme, rendendomi conto che anche vivendo insieme riuscirei a fare giusto poco di più: ora le vedo un paio di weekend al mese, posso arrivare a vederle tutti i weekend e qualche sera la settimana, ma non riuscirò mai a garantire la presenza continua che penso meriterebbero.

Mi domando se questo sia un modello di genitorialità responsabile; il fatto che sia quello adottato da decine (centinaia?) di migliaia di coppie a Milano non mi solleva. Eva ha sacrificato la sua carriera per gestire la casa e accompagnare la crescita della bimba; io sento molto il peso di dar loro il pane quotidiano, ma vorrei essere più presente.



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