Tra qualche settimana celebrerò 20 anni dall’apertura della Partita IVA, che segnò il mio debutto nel mondo del lavoro. Ne parlavo 10 anni fa, festeggiando la nomina a Dirigente/Manager. Stavolta appunto qui un nuovo passaggio professionale: nessuna promozione stavolta, rimango (per sempre?) Senior Manager; ma smetto di fare il consulente manageriale. Torno a fare quello che era stato il mio primo lavoro.

Ai tempi studiavo ancora all’università. Avevo incrociato una ricercatrice di una fondazione che mi aveva coinvolto in dei progetti di ricerca. Il mio primo lavoro retribuito, così, era stato scrivere un paio di report per conto suo. Uno era più basato sulla collezione di informazioni dalla Rete, skill che poi ho utilizzato da consulente per impostare degli osservatori di benchmarking; l’altro era quasi una tesi di laurea, sui trend del mercato.

Il mio nuovo ruolo professionale, per la prima volta per conto della Holding e non di una delle infinite società operative, è tornare a scrivere ricerche. Sembra una barzelletta: il ragazzino che voleva scrivere romanzi che finisce per scrivere contenuti noiosi. Certo, la cosa è ancora vaga: lavoro insieme a quelli del Marketing, ma almeno formalmente non lavoro nel Marketing. Comunque una volta tanto più vicino ai miei studi.

Vedremo come andrà: la valanga è in corso e questo è un tentativo di rimettermi sulla pista da sci. Tutti i miei drammatici dubbi su Milano rimangono integri; peraltro, non avendo più tutta questa attività esterna rispetto allo stare davanti a un PC a scrivere, è ancora più surreale il mio andirivieni tra casa e ufficio. Appuntamento tra ulteriori 10 anni, per un nuovo bilancio; sempre che l’inquinamento non mi uccida prima.



2 Comments to “Ritorno al primo lavoro, dopo 20 anni”

  1. Pingback dall’articolo » Inglese, tutto il giorno | Maggio 29th, 2020 at 23:16

    L’aspetto più distintivo del nuovo lavoro da inizio anno è l’uso estensivo dell’Inglese. Durante il lockdown, ho fatto decine di videoconference, specie coi tedeschi, in Inglese. Anche ora che sono tornato quasi full-time in ufficio, la totalità dei documenti e un numero significativo di e-mail sono in Inglese. Anche quando faccio il ghost writer, ormai, scrivo principalmente in Inglese. Togliendo il tumblelog e i blog, il numero di occasioni in cui mi esprimo in italiano è ridotto. A volte si riduce alla telefonata serale alla mia famiglia. […]

  2. Pingback dall’articolo » La “carriera” è sopravvalutata? | Novembre 22nd, 2021 at 21:28

    […] Certo, anch’io oggi penso che la carriera sia sopravvalutata, ma potreste rinfacciarmi diversi articoli di questo blog in cui fremevo di crescere professionalmente. Personalmente si è trattata di una maturazione iniziata prima del Coronavirus: è arrivata dopo un po’ di sportellate prese in faccia, ma anche dall’osservare alcune vite di colleghi e amici sacrificate sull’altare del lavoro, spesso a scapito di mogli e figli. Quindi? Niente più carriera? […]

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