Niente nostalgia

26 Settembre 2021

Sistematicamente, ogni giorno qualche mio coetaneo pubblica un contenuto nostalgico. Che si tratti di un gruppo Facebook tipo “Noi nati nei Sessanta/Settanta/Ottanta”, di una foto Instagram in bianco e nero o di un link scherzoso condiviso in una chat WhatsApp di compagni di liceo, non manca praticamente mai il momento “si stava meglio quando si stava peggio”. L’effetto più surreale è che, in questa esaltazione collettiva del tempo che fu, le generazioni si mischiano: “mio padre era un brav’uomo che mi diceva X” viene scritto da qualcuno che oggi ha 70, 60, 40 o sospetto anche 30 anni. La verità è che molte delle cose vissute dalla mia generazione, la cosiddetta X, sono lontane anni luce da quelle dei genitori e dei nonni.

Dati alla mano, non c’è praticamente nessun contesto e nessuna situazione del passato che indica un maggior benessere o migliori condizioni di salute o una felicità più abbondante nel passato. Ognuno di noi ha ricordi piacevoli dell’infanzia, grazie a Dio: ma questo non basta certo a vivere eternamente nel rimpianto degli anni Settanta, Ottanta o Novanta. Trovo ancora più assurdo rimpiangere i politici del passato o vivere eternamente in un mondo in cui lo spettacolo e la cultura si siano fermati a produzioni del Novecento. Da appassionato di pubblicità, sono il primo che butta un occhio con piacere a vecchi spot o pagine pubblicitarie. Ma la mia è stima per pubblicitari e sceneggiatori, più che nostalgia dei prodotti pubblicizzati.

Non vedo perché debba rimpiangere gli ingombranti walkman per ascoltare la musica in mobilità, quando posso accedere a un catalogo virtualmente infinito e di maggiore qualità sonora col mio cellulare. Mi sfugge il perché rimuginare sui prodotti alimentari evidentemente pieni di conservanti, quando in generale la qualità del cibo, anche confezionato, è decisamente aumentata. Faccio fatica a capire l’innamoramento collettivo per capi di moda, scarpe o accessori poco pratici o decisamente brutti, quando oggi posso avere una vasta scelta di stili e indossare prodotti decenti, a buon prezzo. Mi domando perché disperarsi per gli sportivi che furono, visto che come è normale che sia ogni anno nascono nuovi campioni, anche più bravi.

Stiamo invecchiando, è evidente. Ma continuare a guardare al passato ci rende più simili ai nostri genitori e nonni, ma non necessariamente in senso positivo. Ci piacerebbe prendere da loro la saggezza, ma invece tendiamo a ereditarne solo i sospiri per il tempo che fu. A me sembra che il mondo, negli ultimi 20 o 40 anni, sia decisamente migliorato: più cure mediche, più possibilità di contatto tra persone anche di continenti diversi, più possibilità di ottenere beni e servizi anche in luoghi remoti. Certo, anche molto più inquinamento: ma quello non passa certo da solo e guardare al passato può solo peggiorarlo. Per il bene dei nostri figli, è uno dei tanti settori in cui dobbiamo guardare avanti, invece di piangerci addosso.