Pausa pranzo e buoni pasto

19 Febbraio 2023

Mi è caduto l’occhio su un articolo di Mattia Carzaniga che commenta la sua decisione di non pranzare durante le giornate lavorative, piuttosto che ricorrere allo squallore delle pause pranzo a Milano. Concordo con lui che ci sia poco da scegliere tra i baretti dalla bassissima qualità e la schiscetta puzzona con gli avanzi mezzi marci.

Anch’io ho ormai preso la decisione di non pranzare: piuttosto, uso la “pausa pranzo” come spazio temporale per rompere la monotonia di una giornata davanti al PC e uscire. In questi casi faccio una passeggiata verso i supermercati della zona, per comprare qualcosa di utile per le cene dei giorni successivi. E spendere buoni pasto.

Ho infatti accumulato centinaia di ticket restaurant: prima di sposarmi i miei mi davano una mano a smaltire quelli cartacei; poi nei primi mesi lontano da Eva riuscivo a usarne qualcuno intorno all’ufficio. Negli anni successivi, complice anche il Coronavirus, l’accumulo di tagliandi virtuali ha raggiunto livelli imbarazzanti.

Durante la settimana Eva cucina una buona cena; spesso faccio anche una colazione salata, ad esempio con delle uova. A pranzo, senza troppa fame, sgranocchio qualcosa: d’altronde, facevo lo stesso negli anni in cui andavo in giro per l’Italia e cenavo al ristorante. Forse solo la disponibilità di una mensa cambierebbe le mie pause pranzo.