La citazione del titolo è tratta dal Vangelo di Marco (13:33). Non è che sia improvvisamente diventato un esegeta biblico: è che nelle ultime settimane mi è venuta in mente più di una volta. Mentre sei spalmato immobile sul letto non è che tu possa fare granché: pensi. Rifletti su ciò che ti è successo e su come evolverà il dolore, pensi che poteva andarti peggio e anche che poteva non succedere affatto. I fatti ormai sono noti, le riflessioni no: per questo provo a scrivere questo post con una mano sola. La destra, fortunatamente.

Non sapete quando sarà quel momento, si diceva. Se ci pensate, può essere uno dei driver dell’intera esistenza. Il confronto con ciò che non si conosce, mixato con l’imprevedibilità e l’inesorabilità. Tu sei per strada e sei di buon umore, dieci secondi dopo sei per terra a urlare di dolore. Mi è andata bene: in fin dei conti in un paio di mesi dall’incidente le cose dovrebbero andare meglio. Ma cosa sarebbe successo se avessi avuto, ad esempio, un incidente stradale? O un infortunio sul lavoro mortale, come tanti ogni giorno in Italia?

Più di una volta qui sulla Cuccia ho parlato dell’attesa spasmodica di “segni” che in qualche modo mi aiutassero a capire se le mie scelte e le mie prospettive fossero giuste o, magari in seguito ai “segni” stessi, dovessero cambiare. Esser malamente caduto per strada dopo un lungo colloquio di lavoro potrebbe essere un “segno”, o forse no. Sicuramente comunque questi giorni di riposo forzato mi hanno costretto a riflettere su passato, presente e soprattutto futuro. Non è che ora abbia tante risposte in più, ma almeno ho meno domande.

In qualche modo sono arrivato alla conclusione che, in questo terribile 2009, sto comunque facendo un buon numero di scelte giuste. Siamo ormai a 2/3 dell’anno e spero vivamente che il 2010 sia (molto) migliore: la vena di ottimismo, spalla rotta pernettendo, sta nel fatto che potrei iniziare il nuovo anno con prospettive lavorative diverse, eventualmente accompagnate da una nuova casa. Sono piccoli traguardi, ma che mi permettono di stare in guardia e vegliare. Poi non so cosa succederà e quando, ma almeno sarò pronto a reagire.



3 Comments to “State in guardia, vegliate, poiché non sapete quando sarà quel momento”

  1. Marco | Agosto 11th, 2009 at 09:10

    … non potevi fare come tutti gli altri tomitonauti che hanno scelto luglio per diventare papà o mamma? 😉

    in bocca al lupo di vero cuore, non posso abbracciarti ma sai che lo farei sinceramente. Ti aspetto a Torino, a presto.

  2. Pingback dall’articolo » Figli e furti | Novembre 27th, 2016 at 21:25

    Ieri mattina stavo andando con Eva a Mestre, col trenino da Mogliano Veneto: con me il solito zaino (già noto alle cronache per avermi salvato la vita) e un valigione vuoto da riempire di cibo ma soprattutto di dolciumi da portare in India. Scendiamo dal treno, ci incamminiamo verso il Despar e io mi accorgo di trascinare la valigia, ma di non avere lo zaino; e quindi di non avere più carte di credito, contanti, buoni pasto. […]

  3. Pingback dall’articolo » Dieci anni dopo l'incidente di Roma | Luglio 16th, 2019 at 22:02

    […] Luglio, insomma è e sarà sempre più un mese di lieti eventi da celebrare. E poi c’è “quella” data: il 16 luglio 2009, quando sono caduto per strada a Roma e ho rotto la testa dell’omero sinistro. Da quel momento il mio braccio e la spalla non sono più stati gli stessi: ancora oggi fatico a prendere pesi e soprattutto sento spesso dolore, anche solo provando a dormire sul fianco sinistro. […]

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