Auguri Obama, in bocca al lupo Mondo

26 Gennaio 2009

In questi giorni siamo tutti sovraeccitati per l’ingresso di Barack Obama alla Casa Bianca: è in effetti un momento significativo per la storia recente degli Stati Uniti, quindi un po’ per quella di tutto il Mondo. Siamo USA-dipendenti da almeno un secolo e l’elezione di un nuovo Presidente non cambierà le cose. Anzi, accentuerà questa dipendenza.

Il Mondo, in effetti, ha in Obama aspettative simili a quelle che, normalmente, vengono attribuite ad un supereroe dei fumetti. Abbiamo messo in castigo gli Stati Uniti e George Bush in veste di responsabili della crisi economica attuale; ora ci aspettiamo che dalla cabina telefonica esca un Presidente nuovo, innovativo nella forma e nella sostanza.

Il punto è che le cose, nel quotidiano, vanno male. Qui nel Nord Italia hanno preso una piega incredibilmente lugubre. Mentre al Sud i miei cari lottano contro le intemperie particolarmente dannose questo inverno (le strade calabresi sono ormai un colabrodo), qui ci si dimena per trovare “idee” che consentano di tirare avanti la propria attività.

Chi prima sembrava un leone, ora piange come un agnellino impaurito. Chi prima dimostrava pugno di ferro e approccio strategico, ora è fragile e dannatamente tattico. Insomma: si naviga a vista cercando di capire dove si potrà arrivare non tanto a fine 2009, ma anche solo nel primo trimestre. In cui, per inciso, si vivacchia ancora di rendita 2008.

Il clima è ancora più tetro del già difficile inizio degli anni Novanta, ancora più stressante del già teso post-2001. Non c’è capro espiatorio che tenga e il super-eroe potrà fare molto, ma non tutto. Sicuramente non per le nazioni come l’Italia, che si è presentata alla crisi con una situazione complessa: meno fragile finanziariamente, più debole industrialmente.

Non c’è modello che tenga: per qualche anno abbiamo creduto al “miracolo Cinese”, salvo poi scoprire che, senza i nostri acquisti e soprattuto quelli degli Stati Uniti (ci risiamo), anche la supposta locomotiva (“supposta” è volutamente ambivalente) dell’economia mondiale non può salvarci dal brutto andazzo generale, economico e finanziario.

Auguri, perciò, a Barack Obama, al suo staff ed al suo annunciato programma di incentivo all’economia. In bocca al lupo, però, anche a tutti noi che, nelle rispettive posizioni, cerchiamo di tenere la barchetta sulla rotta. Purtroppo, in queste condizioni, è difficile pianificare lunghi viaggi. Anche perché, le posizioni stesse, sono più caduche che mai.

Neve in Lombardia?

11 Gennaio 2009

Lo ammetto: avrò una versione stereotipata della Lombardia e del suo clima. Un pregiudizio metereologico stile Totò, Peppino e la malafemmena, che mi fa inconsciamente pensare che a Milano e dintorni faccia più freddo che in altre regioni e soprattutto che, di conseguenza, i suoi abitanti siano pronti a reagire anche alle situazioni metereologiche più difficili.

Cosa che, se ne è resa conto tutta l’Italia in questi giorni, non è affatto vero. Da un lato in termini storici in Lombardia non fa tutto questo freddo: anzi, i miei vari inverni a Bergamo sono stati contrassegnati da un buon clima anche nei mesi sulla carta più freddi. Dall’altro, il fatto che l’inverno 2008-2009 sia particolarmente rigido non mi sembra una buona scusa per mostrare una totale inefficienza.

Vi risparmio i resoconti delle ore che, tra fine dicembre e inizio gennaio, ho trascorso negli aeroporti e nelle stazioni: la maggior parte delle volte, per problemi derivanti da condizioni metereologiche avverse. Stanno riuscendo a farmi passare la mia proverbiale voglia di viaggiare, anche perché ai disagi “da maltempo” nel frattempo si susseguono scioperi ed altre forme di protesta da parte di chiunque.

La protagonista delle ultime settimane, comunque, è la neve. Ho ormai perso il conto di quante volte l’ho vista a Bergamo durante questo inverno: negli oltre 3 anni e mezzo precedenti, l’unica vera nevicata la ricordavo nel 2005. In questi giorni, di notte, la temperatura scende abbondantemente sotto lo zero e la neve, schiacciata durante il giorno da troppi piedi, diventa una poltiglia ghiacciata.

Ancora peggio a Milano: qualcuno (i pulitori delle strade, i privati, gli amministratori di condominio?) ha costituito cumuli di neve a destra e a manca (tipicamente sulle aiuole) che, nel giro di pochi giorni, sono diventati montagnine dure e nere, deccisamente macchiate dallo smog. La sensazione è che siano totem dell’inquinamento che respiriamo quotidianamente; in realtà, sono monumenti all’inefficienza.