Inerte nel buio

16 Dicembre 2012

Ogni anno, sotto Natale, incontro i colleghi della Società per cui lavoro per una giornata in cui ci raccontiamo i progetti in corso/completati nei mesi precedenti, condividiamo i numeri per sapere se disperarsi o essere felici nella primavera successiva (tempo di accredito di stipendi variabili) e poi mangiamo insieme come nella migliore tradizione italiana per cui qualsiasi incontro finisce a tarallucci e vino.

Stavolta l’evento è stato un po’ diverso: invece che in un albergo a 5 stelle in centro o in altre strutture ad hoc disseminate a Milano e dintorni, si è tenuto all’Istituto dei Ciechi di Milano: una struttura importante, sia in termini di rilevanza sociale delle attività che vi si tengono che di storicità della sede milanese. Dopo le chiacchiere lavorative descritte sopra, abbiamo attraversato Dialogo nel buio.

Si tratta di un percorso completamente al buio, da attraversare accompagnati da una guida non vedente che invita a tastare (nel vero senso del termine) la vita quotidiana vissuta nell’oscurità più completa. Un’esperienza che fa riflettere, perché molti di noi hanno idea di cosa voglia dire svegliarsi di notte e sbattere il ginocchio nel semi-buio; nessuno però riesce a immaginare come si viva nel buio completo.

Ho spesso avuto paura di diventare sordo o avere problemi di mobilità; ma più di tutto mi ha sempre terrorizzato perdere la vista. Perché vorrebbe dire non poter più vedere il viso delle persone che amo, lavorare col PC, leggere, godermi un film. Le mie attività preferite, quelle che nell’insieme definiscono il mio essere, puntano fortemente sulla vista. Nel buio totale ero affranto, inabile, davvero scoraggiato.

Coincidenza vuole che Dialogo nel buio sia stato allestito per mesi a Genova, a poche decine di metri da casa, al Porto Antico; la mostra milanese invece è fissa e può essere visitata, anche se biglietti per la visita e cene al buio rappresentano forse costi un po’ alti. Noi eravamo ospiti della Società, ma lo staff della mostra ogni 5 minuti ci proponeva attività a pagamento tipo corsi o bevute al bar interno.

A parte queste derive tipicamente milanesi, l’esperienza merita sicuramente una visita. Si riflette, ci si perde, si impara a fidarsi di una voce che ti tende una mano o una bottiglietta di Coca Cola, si ascoltano i sogni di chi non può vedere e quindi non sogna per immagini ma per sensazioni. Poi si torna alla vita normale, quella tutta colorata che ci piace tanto e che non vorremmo perdere per nessun motivo.



One Comment to “Inerte nel buio”

  1. Stufe pellet | Febbraio 8th, 2013 at 12:42

    Complimenti per il blog

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