Il tormentone di queste feste natalizie in famiglia è l’indecisione su cosa fare nel breve termine, fomentata da domande che ronzano di continuo in testa e nei dialoghi. Dove vivere? Che fare coi miei genitori, che stanno invecchiando? Che fare con Margherita, che sta crescendo? Che fare col mio lavoro? Ha senso stare tutti così sparpagliati?

La cosa è in realtà in corso da mesi nella vita di tutti i giorni, ma la vita in comune in Calabria regala sempre accelerazioni, in un senso o nell’altro. Un giorno prendo la decisione irrevocabile di svuotare casa a Pero e trasferirmi seduta stante in Calabria. Il giorno dopo penso che no, questo probabilmente non avverrà mai. E così via, ad libitum.

A soffiare sul fuoco ci sono tanti fattori. C’è la nostalgia dei miei genitori, il voler trascorrere tempo con loro prima che sia troppo tardi. C’è la felicità unica che vedo in Margherita quando è insieme a loro. C’è una sorta di rilassatezza rispetto alla carriera, che ora non mi sembra un tema particolarmente interessante per il mio futuro.

Ci sono anche parecchi elementi che portano turbolenza, tuttavia. Per quanto sia terrorizzato dall’idea di Margherita che cresce a Milano, non sono sicuro che costringerla alle sofferenze del me stesso liceale sia una buona idea. C’è anche una certa ritrosia sulle scelte abitative: vorrei offrire a Eva qualcosa di decente, vivibile nel lungo termine.

In questo andirivieni di decisioni che cambiano di giorno in giorno, mi godo le feste di fine anno in famiglia, pur senza i bei banchetti che si vedevano tutti gli anni, prima dell’era-Covid. La fine della scuola materna di Margherita si avvicina ed è la prima barriera forte per prendere qualche decisione, ma non posso farlo da solo.



Leave a Comment