On The Road, Again

29 Marzo 2005

Vi appunto qui, in esclusiva mondiale (al momento lo sappiamo solo io ed i capi di A2), l’epilogo della storia. Come era tristemente prevedibile, A2 ha esultato per la fine odierna del contratto e mi lascia volentieri a casa. In prospettiva c’è un nuovo lavoro primaverile per il Cliente attuale, ma se ne parlerà  tra un po’ di tempo.

Nel caso migliore, dunque, mi aspettano un bel po’ di giorni da turista a Roma. Nel caso peggiore, il Cliente guarderà  il mio nome, gli si turberà  il sonno e accetterà  un contratto solo nel caso io accetti un terzo di quanto mi danno ora. Il che, ovviamente, equivale a meno delle spese per mantenermi a Roma.

Aspettiamo, come prossima mossa, il mio “sponsor” in A1. Ha l’occasione di prendermi per fame per qualche contrattino temporaneo: vediamo se troverà  qualcosa da farmi fare. Nel frattempo, gli ho spedito un’e-mail chiedendogli di poter comunque andare nella sede del Grande Gruppo, per poter utilizzare notebook e connessione aziendali. Magari potrei sadicamente utilizzarli per mandare curriculum ad altre aziende…

Buona primavera a tutti.

Pasqua precaria

27 Marzo 2005

Non vi preoccupate, non mi sono dimenticato degli sparuti lettori della Cuccia che sono rimasti incuriositi dallo svolgersi degli eventi di questi mesi romani, dall’apogeo di inizio dicembre alla crisi di queste settimane. Non ho scritto perché, banalmente, non ci sono novità .

Nulla si è mosso nelle due settimane trascorse dall’ultimo post. Sino a quando, avantieri, ho avuto la brillante idea di rispondere ad un’e-mail “catena” di auguri che comprendeva anche il capo di A1. Il quale si è svegliato dal sonno e si è ricordato che mi doveva aggiornare dell’andazzo.

L’unico movimento, a suo dire, consisteva nel fatto che i capi di A2 stanno maturando l’idea (senza dirmi nulla) di propormi un contrattino di 30 giornate a circa 2/3 del forfait giornaliero datomi sino ad ora. Il mio “sponsor”, comunque gentile, sembrava seccato che io avessi contrattato direttamente con il capo di A2, per di più giocando al ribasso, ma disposto a lasciarmi fare, “per il bene del Gruppo”.

Cosa, ovviamente, non vera. Quando nel giorno in cui ho scritto il post, due settimane fa, ho parlato con uno dei capi di A2, la mia unica reazione al suo “Costi troppo!”, rivelandomi la cifra, è stata “Magari A1 mi desse la metà  di quanto mi vende a voi!”. Cifra che, appunto, è più alta di quella pattuita a dicembre: non ho mai comunque parlato di cifre esatte, non ho mai contrattato, non ho mai abbassato (ulteriormente) il prezzo. Anche perché, ovviamente, se A2 mi fa un “contratto diretto”, può vendermi al solito cliente molto di meno di quanto mi vende ora: se desse di meno a me ci guadagnerebbe ulteriormente.

Alla faccia dell’etica: il momento è difficile, l’unico a calare le pretese dovrei essere io. Cioè l’unico che lavora, in mezzo a tutte ‘ste partite di giro, è quello che già  oggi guadagna di meno dalla sua prestazione, ci paga più tasse e deve accontentarsi di un’ulteriore riduzione. Uno dei miei lettori, filosofo marxista, subodorerà  gli effluvi dell’alienazione da catena di montaggio, nella mia manovalanza moderna.

Come scrivevo sotto, la speranza è che A1 torni alla carica con un nuovo Cliente. Si tratterebbe in ogni caso di un mini contratto in attesa che a maggio inoltrato A1 riceva il feedback su una gara pubblica che potrebbe portare un po’ di lavoro. Nel frattempo devo sbrogliare la matassa convincendo:

  • A1, che non ho contrattato alle sue spalle di ridurmi la paga facendo un contratto con A2 (va bene la pazzia, però…) e che rimane immutato il rapporto di stima con cui mi ha portato nel Gruppo;
  • A2, che abbassarmi ulteriormente la paga mi porterebbe alla frutta, considerando che con questo tipo di contratto perdo oltre il 45% della cifra ricevuta in tasse.

La Cuccia va avanti ormai da anni: prima nella sua versione su FreeForumZone, poi in questa, ha accompagnato quasi 4 anni di vita, dalla fine dell’Università , all’esperienza in India, a quella in Francia, al periodo successivo. Anni difficili, c’è da ammetterlo: ma stavolta non sono “disperato” come in altri momenti, ben peggiori. In questo istante, provo soprattutto apatia: o la va o la spacca, mi son stufato di drammatizzare tutto. Se rimarrò senza contratto, vuol dire che rimarrò a Roma a fare il turista. Magari chiedo al capo di A1 di lasciarmi il PC e di permettermi l’accesso alla sede centrale del Gruppo qui a Roma, tanto per poter navigare un po’. Passano così veloci, le giornate, quando si vuole (o si deve) perdere tempo.

Buona Pasqua a tutti, comunque. Vi aggiornerò sulla telenovela per il puro piacere di ritornare qui tra qualche anno e dire “quanti periodi stupidi ho vissuto nella mia vita”. Sai che soddisfazione…

Brutta notte, brutto giorno

11 Marzo 2005

Quasi un mese che non scrivo quassù. Accidenti, vola il tempo in quest’azienda. Ancora per poco, comunque. Tira una brutta aria, effettivamente. Non si dorme la notte ed una forte influenza ti fa impazzire di giorno. Ed il week-end di super lavoro che è alle porte non aiuta.

Stanotte ho dormito poco e male: è vero che da quando sto a Roma ho continui incubi dovuti forse alle tensioni quotidiane, al letto scomodo, al freddo che mi arriva dalla finestra sulla stanza. Stanotte, però, ero anche fortemente influenzato: dopo due mesi di pseudo – broncopolmonite e meno di un mese di pausa, rieccomi ammalato di nuovo. In più, devo pagare l’IVA con soldi che non ho: l’Azienda non paga per problemi organizzativi interni e così io il mio lavoro fatto a gennaio non l’ho ancora visto retribuito. I soldi relativi a parte di dicembre li ho visti a metà  febbraio inoltrato, per intendersi.

Come se non bastasse, all’una di notte mi sono reso conto che stavo lavorando su dati sbagliati: complimenti, che colpo. E proprio oggi mi aspettava il colloquio chiarificatore col capo di A2, l’azienda del Gruppo cui A1 mi vende.

Peccato che, però, A1 mi vende ad A2 oltre il doppio di quanto fatturo io ad A1. Non oso immaginare quanto A2 mi fatturi al Cliente. Tanto, troppo: ovviamente, il Cliente non è scemo e dopo 3 mesi si è stufato di mantenere me e soprattutto tutta ‘sta catena di margini netti.

Così, ufficialmente dal 30 marzo sono senza contratto. Il capo di A1 in un primo momento mi ha rimbalzato alla grande, poi ci ha ripensato e si è riproposto di vendermi ad un ulteriore cliente: probabilmente, non dovendo fare “lo sconto da amici” ad A2, mi venderà  ancora di più. Se, mi venderà. Se riuscirà  a trovare un altro Cliente disposto. Io, nel frattempo, dovrò chiedere di meno in cambio del favore di farmi lavorare per meno di un terzo / un quarto del prezzo cui vengo “venduto”.

Giornataccia, insomma, anche dovuta a problemi sul prodotto che sto creando con l’ausilio di un programmatore della società  A3, sempre del Gruppo. Un bravo ragazzo, è sposato, ha un mutuo sulla casa e sta prendendo in questi giorni l’auto nuova con un finanziamento. Peccato che non sappia che il Gruppo i soldi non glieli darà  immediatamente, seppure gli accordi, come nel mio caso, siano di “pagamento a vista”.

Non so come farà, visto che il grande capo di A3 gli ha promesso di tenerlo in un regime simile al mio sino a novembre: io, nel frattempo, gli ho venduto 20 buoni pasto a prezzo “scontato” rispetto al valore. Almeno ho un po’ di soldi per pagare le tasse, oltre a quelli che ho dovuto recuperare altrove.

Questo week-end guarderò Amélie in lingua originale, con sottotitoli. Speriamo che mi sia d’aiuto come avvenne a novembre. Tanto, anche se la situazione migliorasse, tra uno – due – tre mesi sarei di nuovo qui, probabilmente con lo stesso problema e le stesse ansie, ma con un Cliente diverso.