Scritto il 29 settembre, sera
Ieri sera non ho scritto nulla qui: magari chi legge nemmeno nota la scansione temporale di queste note, ma per me è stata la prima sera senza scrivere nulla. Il motivo è presto detto: ho pensato al contenuto di quanto scritto sino ad ora…
Non posso leggerlo, perché è on line e ovviamente non posso accedervi. Ma mi è bastato ripensare ad alcuni passaggi (e ad altri pensieri che vi ho fortunatamente risparmiato) per rendermi conto che alla fine ho dimostrato una tonnellata di provincialismo… Come diceva “il cugino Alvise” al tipo italiano quass: “Revisionista, scontato, irriconoscibile. Cosa ti succede?”… Insomma: ho fatto la fine del tizio, ma anche di tutti gli italiani che vanno in giro per il mondo… Ignoranti in fatto di lingue, egocentrici, Italocentrici, siamo così immediatamente riconoscibili che le truffe subite di cui tanto ci lamentiamo alla fine quasi ce le meritiamo. Beppe Sevegnini è diventato miliardario con la fortunata serie “Italians“…
Cosà ieri sera vi ho risparmiato il “grande” evento di non aver preso il riso bianco preferendogli un bel po’ di quello giallo salvo poi lamentarmi con me stesso che gli arachidi, al terzo giorno, erano acidi; non vi ho parlato di Supriya che ha acceso il mio notebook scoprendo sul desktop le 2 sue foto ed il documento di Russo, iniziando a leggerlo ad alta voce… Non ho appuntato la mia tristezza per non vedere da qualche giorno Karen, che a quest’ora è in giro per il Tamil Nadu. E così via… D’altra parte, ve ne sarebbe fregato qualcosa?
Di fatto oggi ho solo dormito, anche dopo aver recuperato i panni e fatto colazione all’alba. Nel tardo pomeriggio ho fatto un giro al Visitor Centre alla ricerca di gadget: essendo il concentrato dell’attività pro – turista, le 2 boutique mi hanno colpito come al solito per i prezzi, alquanto bizzarri. Ho comprato un paio di cose, ma sin quando non riceverò il rimbordo di albergo e taxi, non potrò comprare granché. In altre parole, mi ridurrò all’ultimo giorno per comprare qualcosa, domenica prossima. Sono soprattutto i regali per i maschietti a mettermi in difficoltà … Boh!
A proposito di taxi: ieri Sauro ha riportato ad Anandi 400 rupie rimborsategli dalla compagnia di taxi. Quest’ultima me le ha ridate, dicendo che il taxista mi aveva fregato, applicando un prezzo assolutamente fuori dai canoni… Ma va? Avete mai notato che in quest’auto ==> c’è uno smile? Io lo sto facendo ora…
Il mio fratello virtuale Camus ieri mi ha detto che è impossibile leggere ‘sta roba: troppo lunga. Come dargli torto? In più, dopo poco più di una settimana qui, rischio di diventare incredibilmente noioso e ripetitivo. E se vivessi qui, ancora di più. Alla fine tutti noi umani ci stanchiamo, anche di quello che sembra un paradiso. L’altro giorno osservavo Pino ed un altro coetaneo italiano 35 – 40enne constatare quanto è difficile convivere con un’indiana: almeno quanto essere sposati con un’italiana… Quando Lalith mi ha chiesto se desiderassi diventare un Aurovilliano, l’amico di Pino è energicamente intervenuto a sconsigliarmelo. Ironico quanto volete, ma il messaggio era chiaro… Dopo un po’ Pino se ne è uscito con un “son 5 anni che sono qua, è ora di cambiare”, poi forse resosi conto della “gravità ” della cosa ha corretto in “no cioè scherzavo, però a volte è veramente dura vivere qui”.
La sensazione dei 2 è che si trovino prigionieri del loro “sogno”: Pino ha divorziato dalla moglie e dal suo ambiente natio (troppo provincia del Sud Italia pare, e su questo farei difficoltà a dargli torto ), ma dopo aver trovato la sua indianina qui ha scoperto che vivere sotto il sole cocente per mesi e mesi all’anno (l’alternativa è pioggia torrenziale, quella dei monsoni) alla fine stanca. Come diceva Supriya quando le ho detto che molti italiani l’avrebbero invidiata in fatto di sole, “OK, ma a viverci 12 mesi l’anno ci si stanca”.
Chi non sembra granché stufo è Luigi: ma la sensazione è che sia di tutt’altro mondo. Che sia uno degli Aurovilliani della prima ora (anzi della seconda, visto che è arrivato quando i primi 400 aurovilliani “fondatori” erano già qui), che quando dice di amare passare le sere a leggere in veranda lo dica sul serio, che quando mangia la sua bella insalatona a pranzo, ci goda davvero. Male che vada, c’è sempre il venditore di sigarette singole nel villaggio a sud di Auroville…
Gli altri, tipo Sauro ed Anandi, sono personaggi strani: contrariamente a Luigi (che mi ha parlato di uno dei traguardi di Auroville, “imparare a vivere senza l’assillo del denaro”), maneggiano i soldi della Commissione (e di altre istituzioni simili) accuratamente, fin troppo “professionalmente”… Persone come Supriya non hanno il minimo desiderio di stare ad Auroville: un posto di lavoro come un altro. Qualche indiano, tipo Lalith, è al contrario orgoglioso di trovare un posto nella società aurovilliana: per lui, per sua moglie, per la bella figlioletta (2 anni).
Penso sia statisticamente e demograficamente impossibile che i 1.600 – 1.700 aurovilliani attuali diventino 25.000 nel 2025. Anche ad immaginare un notevole tasso di crescita, potrei azzardare che per quella data saranno in 5.000 – 6.000. Mi sa che io non ci sarò ancora: spero di essermi riuscito a confrontare con l’Occidente, prima. Qualche anno dopo, perché no… Forse alla fine è proprio l’anzianità il periodo migliore per vivere ad Auroville: non mi meraviglierei se diventasse una sorta di ospizio d’èlite. È vero che la Madre ha scongiurato il pericolo sostenendo che è obbligo di ogni bravo aurovilliano lavorare (gratis), in modo da far progredire la comunità : ma anche insegnare qualcosa è un lavoro, e a 60 – 70 anni si ha abbastanza esperienza per farlo…
Quindi “Arrivederci Auroville, ci vediamo tra 45 – 50 anni”, sempre se sarò ancora vivo… Forse a quel punto un anno di newcomerato (termine diffuso qui) lo si fa, ed alla fine si gioisce pure per la casa gentilmente offerta dalla comunità dopo averla comprata per la comunità (tendenzialmente funziona cosà). Nel frattempo ci si dedica all’apprendimento del sanscrito. Dubbio che mi è venuto stasera al ritorno dal Visitor Centre osservando delle misteriose buche rettangolari: ma gli aurovilliani dove vengono sepolti? Effettivamente di persone veramente anziane se ne vedono poche, e la maggior parte son turisti: eppure il tipo italiano di cui sopra scriveva di aver visto un funerale.
Ormai è ora di cena, anche considerando che oggi ho saltato il pranzo, “consolandomi” con un pacco di crackers quanto meno inumiditi… Bleah. Non ho molta fame, ma son curioso di sapere a che punto è il turno del cibo, anche dopo aver verificato ieri alla Solar Kitchen che i turni esistono davvero (là è settimanale, Karen l’aveva già intuito).